Un'isola
nell'Isola.
Una lingua di terra, un mare di conoscenza.
La penisola del Sinis si estende in direzione nord-sud da Capo Mannu fino a Capo San Marco, per una lunghezza di circa 19 km e in direzione ovest-est dal Mare di Sardegna fino allo Stagno di Cabras, per una larghezza che varia da 5 a 8 km.
Geologicamente il Sinis è per la maggior parte un'area alluvionale ricolmata dai sedimenti provenienti dall'erosione del vicino Montiferru. La raccolta di detriti ha portato ad unire alla terraferma le zone più a nord-ovest e a sud-ovest della penisola che erano quasi sicuramente degli isolotti separati dalla Sardegna. A testimonianza di questo antico arcipelago è presente, a poche miglia marine ad Ovest del Sinis, la minuscola isola di Mal di Ventre o "malubentu" in sardo
Paludi, altopiani
terreni basaltici.
Dalla palude all'altopiano: antiche civiltà, terreni fertili e percorsi ricchi di storia e conoscenza.
Morfologicamente il Sinis è composto da due zone:
una parte pianeggiante, che si estende soprattutto nella parte orientale e settentrionale, caratterizzata dalla presenza di numerosi stagni e paludi. L'altopiano, nella parte centro-meridionale della penisola, raggiunge una massima elevazione di oltre 90 metri con una media di circa 60 metri.
Vi sono inoltre alcune zone collinari singole quali: la penisola di Capo San Marco, le colline ove sorge l'antica città di Tharros, il Monte Trigu e la zona attorno a Capo Mannu, con terreni basaltici.
La costa si presenta rocciosa nella parte meridionale intorno a San Giovanni di Sinis, procedendo verso nord diventa dapprima sabbiosa (spiagge di Punta Maimoni, Is Arutas, Mari Ermi) quindi, procedendo ulteriormente verso nord, risulta caratterizzata da alte falesie fino a Capo Mannu.
Subito sotto Capo Mannu si apre la Cala Saline con la Salina e la spiaggia di Putzu Idu.
La patria dei Giganti
Il mito diventa realtà, prendendo sembianze umane in enormi statue di pietra risalenti a tremila anni fa, ritrovate nella collina di Mont'e Prama.
La più importante scoperta archeologica nel Mediterraneo del XX secolo è avvolta da un alone di leggenda.
Iniziata nel 1974, continua a riportare alla luce ritrovamenti e porre interrogativi. Avvenne per caso durante l’aratura dei campi. Da allora è stato oggetto di vari interventi di scavo e recupero.
Nell’area sepolcrale, databile all’VIII secolo a.C., tra 1975 e 1979 furono ritrovati 5178 frammenti di statue. Pezzi di teste, busti, braccia, gambe e scudi che sono stati pazientemente ricomposti, ridando forma a 26 possenti sculture, alte circa due metri.











































